“Come andare in … Sollucchero” – www.cibovino.com
“Come andare in … Sollucchero” di Diana Daneluz. “Sollucchero”: “« …sentimento di grande soddisfazione e di vivo compiacimento per qualcosa che lusinga la propria vanità e risponde alle proprie aspirazioni e ambizioni ..».Proprio questo si prova degustando il Sollucchero di Monte Valentino dell’omonima Azienda Agricola Monte Valentino di Pietralunga (Pg), vera eccellenza enoica della Valle del Carpina, in Umbria. Che parte da lontano.È nel 1400, infatti, che si datano le prime apparizioni del vino di visciola nella zona. I biografi di Federico da Montefeltro duca di Urbino (Gubbio 1422-Ferrara 1482), figlio illegittimo di Guidantonio conte di Montefeltro e di Urbino, scrivono che il duca “quasi non beve vino se non de ciriege o de granate”.Vino liquoroso tipico dell’Appennino umbro-marchigiano, veniva prodotto all’inizio per rendere più gradevoli i vini robusti e tannici. Più tardi, considerato un vino da farne omaggio alle signore, per il suo profumo e la sua morbidezza. Il Sollucchero di Monte Valentino oggi, nasce dalla macerazione di visciole biologiche, i frutti del Prunus cerasus, di cui i produttori, Nicola Polchi e Fabrizia Gargano, hanno più di 600 alberi in produzione ed è il fortunato esito di una antica ricetta di famiglia, quella messa a punto dal bisnonno del produttore, Giuseppe Polchi, farmacista del paese, che seppe armonizzare al meglio i suoi ingredienti: visciole, appunto, vino rosso d’Orvieto, alcool e sciroppo. I procedimenti sono cambiati dai primi del Novecento, certo, ma la produzione è rimasta, e si vuole che rimanga, decisamente artigianale, a garantirne la qualità. Liquore – ha 15 gradi – da meditazione e da fine pasto, si presta a diversi abbinamenti: degustato ad una temperatura tra i 16 e i 18 gradi, si accompagna molto bene a formaggi erborinati, come il rocquefort o il gorgonzola,